DISENKANTO
DISENKANTO
il racconto
… c’è una parola in giudesmo che sintetizza magnificamente il processo: disenkanto. È quello che trovi ad esempio nelle memorie, più o meno romanzate, degli ebrei bosniaci. Mi torna in mente Kurtijo kemado, il “cortile bruciato” che rappresenta la presa di coscienza che il mondo che si conosceva è finito e, in quel che lo sostituirà, si sarà comunque fuori posto. C’erano le belle aspettative, si lavora si guadagna si ascende socialmente, poi arriva qualche occupante tedesco o croato o pure italiano, ti deporta mezza famiglia al gas e ti brucia quel mondo di casette che dànno su un unico cortile, in cui tutti sapevano tutto di tutti. E tutto l’incanto di un futuro sognato sparisce di colpo. Disenkanto, appunto.
la realtà
Per almeno tre decenni, dagli anni ’50, ci hanno mostrato meravigliose pubblicità che in una frase sintetizzavano le magnifiche sorti e progressive che attendevano l’universo mondo. Ci hanno incantati con un mondo senza confini in cui la tecnologia avrebbe risolto tutti i problemi di oggi e di domani. E poi?
Poi è successo l’inevitabile. Da uno dei milioni di laboratori in cui si coltivano virus, cioè gli allevamenti intensivi di polli e suini, si è concretizzata una pandemia che ci ha bloccati per quasi due anni. Gli enti escatologici della Crescita e del Mercato, divinità crudeli che richiedono sempre maggiori sacrifici umani e dunque un’espansione infinita delle aree di culto, ci han fatto passare da guerricciole tutto sommato periferiche ad una guerra in larga scala, che ha stravolto le basi stesse della nostra esistenza, dal prezzo del grano a quello dell’energia.
La tecnologia, invece di liberarci, ci restringe sempre più severamente gli spazi di libertà personale.
Credi che il futuro regali speranze, invece d’improvviso ti ritrovi di fronte delusione. Mancanza di prospettive. Senso d’impotenza. Questo ed altro ancora è disenkanto.
la tecnica
Il mezzopunto appare per la prima volta storicamente negli scritti della Roma imperiale in riferimento al suo uso per i cuscini dei divani. Il ricamo su canovaccio era chiamato “opus pulvinarium”. Significa lavoro per cuscini ed era utilizzato nelle case dei patrizi.
l’installazione
Ho voluto dar vita a questa installazione, modulare ed in divenire, costituita da pannelli di misura 30×30 cm., incorniciati con rigore, ricamati a mezzo punto, bianco su bianco, con le più famose pubblicità degli anni ’70 ed ’80. Erano anni caratterizzati da ottimismo, entusiasmo, voglia di apprendere e voglia di fare: le aziende investivano, marketing e pubblicità erano “attrezzi” di successo. La comunicazione, in tutti i campi, correva parallela all’evoluzione della società italiana. Ora, questa comunicazione sta letteralmente scomparendo dal nostro essere e dalla nostra memoria, quel mondo tanto sognato si sta DISSOLVENDO. Mai come ora, nell’arco degli anni della nostra esistenza, abbiamo paura del di ciò che ci può riservare il futuro.
Tecnica: Installazione modulare (ogni elemento cm.30×30)
Materiale: ricamo a mezzopunto lana su tela, bianco su bianco, cornici vintage
Dimensioni: dimensioni variabili
Anno: 2023
Questa opera è stata esposta nella mostra collettiva LOGOS:
catalogo della mostra